PROGETTI DI RICERCA
Longevità dell’ape regina
Il mondo scientifico da decenni studia le due più note problematiche delle api: l’acaro parassita Varroa destructor e l’effetto dei pesticidi sulle api. Senza sottovalutare queste due cruciali problematiche, da tempo abbiamo osservato un nuovo gravissimo problema: il crollo della durata di vita media delle api regine, lo stesso fenomeno potrebbe esistere anche per tutti gli altri insetti impollinatori, solo che non è facile evidenziarlo.
L’ape regina è l’unico individuo dell’alveare a produrre uova e quindi a consentire il rinnovamento della colonia di api. Fin verso gli anni 2000 l’aspettativa di vita media di questo componente dell’alveare era di oltre quattro anni. Oggi, invece, la situazione è molto cambiata e la sua vita media è crollata a poco oltre i due anni, con una efficienza di deposizione irrisoria o nulla nell’ultimo anno di vita.
Una situazione incompatibile per un normale sviluppo delle colonie e al fisiologico andamento dell’alveare e con possibili danni enormi all’ambiente.
IL PROGETTO
A fronte di questa problematica è nato un progetto di ricerca, proposto e condiviso con importanti istituti, il cui obiettivo è identificare le cause che portano alla diminuzione della fertilità/longevità delle api regine e, successivamente, valutare le eventuali ricadute che tali cause possono avere sulla salute dell’uomo.
La ricerca si indirizzerà su quelle che possono essere le diverse cause:
- genetica
- tecniche di allevamento delle api regine
- metodi di conduzione degli apiari
- gestione delle patologie
- presenza di inquinanti
- tipo di areali
- cambiamento e/o diminuzione della flora di interesse apistico
- cambiamento climatico
- ambiente
- altro …
Per questo progetto è stata confermata la disponibilità di partnership da parte di:
- II PH International Institute for Planetary Health, (di cui fanno parte l’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS di Milano e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
- Gruppo di Ricerca in Apicoltura e Impollinazione del Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino
- ISPRA – Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale
- Gruppo Imprenditoriale Lifeanalytics
- Associazione Italiana Apiterapia
Biomonitoraggio Ambientale e Progetto con le Api:
Secondo le nostre stime il progetto avrà una durata di 7/10 anni. Una prima fase, della durata di tre anni, servirà a stabilire l’incidenza del fattore genetico e delle tecniche di allevamento. A tal fine ad oggi abbiamo già stabilito quali e quante regine/alveari dovranno essere oggetto di ricerca.
In questo lasso di tempo saranno raccolti i primi dati relativi all’ambiente, che saranno determinanti per il prosieguo del progetto. A questo proposito, per avere una maggior varietà di dati soprattutto ambientali (clima, flora, eventuali inquinanti, ecc.), a queste informazioni si aggiungeranno anche quelle raccolte tramite la nostra rete di “Apiari del Benessere®”, oltre che quelle delle reti di altre associazioni apistiche con cui stiamo definendo le modalità di collaborazione. La fase successiva della durata di circa 4/7 anni, stabilita l’incidenza della genetica e delle tecniche di allevamento sarà focalizzata sui fattori ambientali.
Perché è importante sostenere il progetto?
La progressiva riduzione della vita delle api regine porterebbe ad un repentino e definitivo collasso delle popolazioni di questi indispensabili imenotteri con conseguenze inimmaginabili per tutta la società umana.
Sostenere questo progetto significa aiutare una ricerca unica nel suo genere, innovativa e ambiziosa, che potrebbe fornire risposte importanti per migliorare la vita stessa dell’uomo.
Molto si sa, infatti, sul legame che unisce api e ambiente e sempre di più si sta concentrando l’attenzione sul rapporto ambiente-uomo, ma sono sempre maggiori l’interesse per gli studi sul rapporto diretto api-uomo.
Peraltro, va evidenziato che uomo e api da miele sono le “uniche” due specie di esseri viventi che sanno raccogliere del cibo, trasformarlo e farne scorte non deperibili per molto tempo.
Uomo e ape sono le “uniche” due specie che, attraverso una forma di comunicazione, sono in grado di indicare ad un loro simile un luogo, una fonte di cibo, di acqua o altro perché questo possa essere messo in grado di raggiungerlo autonomamente senza doverlo accompagnare.
Inoltre, le api regine non muoiono “naturalmente” ma vengono abbandonate dalle api stesse perché viene meno la loro fertilità indispensabile alla vita dell’intero alveare, ecco che abbiamo un altro elemento che potrebbe accomunare le api all’uomo: la diminuzione della fertilità (le cui cause vanno ricercate anche nella diminuzione di fertilità dei fuchi).
Sostenere questo progetto significa, in conclusione, contribuire ad un cambio di marcia nel modo in cui l’uomo si rapporta con l’ambiente, con ripercussioni positive in termini di immagine e visibilità per i sostenitori.
Su una Terra che, secondo le stime, raggiungerà in questo secolo una popolazione di più di dieci miliardi di esseri umani, questa ricerca scientifica potrebbe risultare fondamentale per la garanzia alimentare, biologica ed ambientale della nostra società civile ed è per queste ragioni che ringraziamo anticipatamente tutte le persone che vorranno collaborare e contribuire a questo progetto per salvaguardare il nostro futuro.
Questo progetto di ricerca permetterà di comprendere le ragioni del fenomeno della riduzione della longevità delle regine e fornirà indicazioni utili a porvi rimedio con iniziative compatibili con lo sviluppo economico dell’umanità e il prosieguo delle attività produttive in equilibrio tra progresso e ambiente.
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“Ubi apis ibi salus” – Plinio il Vecchio
(Dove le api lì la salute)
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